Una campagna elettorale, quella portata avanti da Ruggero Barbetti, che sta assumendo connotazioni sempre più grottesche.
Le sue non possono neanche più chiamarsi esternazioni, l’unica parola idonea a definirle è “delirio”:
fantomatici complotti orditi per annientarlo dalla scena politica comunale, regionale e nazionale;
improbabili collusioni tra la nostra lista e ASA per la costruzione del dissalatore;
la sua bipolarità comportamentale nell’amministrare il comune, che lo porta, con cambi repentini e incontrollabili, dall’essere il navigato e scaltro politico con alle spalle 25 anni di esperienza, quello del “niente avviene per caso” per intenderci, al poco attento amministratore che si fa abbindolare e raggirare da Enti e consiglieri, come l’ultimo dei principianti.
“O sei ingenuo o sei in malafede”, per citare lo stesso Barbetti.
Che Ruggero non sia un “ingenuo” è un dato di fatto inconfutabile, quindi, l’unica opzione possibile, nonché quella ovvia e palese per tutti è la “malafede”.
Malafede, di chi fa un ultimo disperato tentativo di tenersi stretta la poltrona, offendendo l’intelligenza e la capacità di giudizio critico dei capoliveresi.
Ma davvero Barbetti ha la convinzione di vincere queste elezioni con l’arroganza e la menzogna, con qualche banale slogan scopiazzato e riesumando il Festivalbar del 1998? Davvero sono questi gli unici argomenti della lista “bene comune”? Lo sono davvero?